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La riscoperta del corpo e l'analisi bioenergetica. Per un grounding storico-culturale


Un grande respiro, un vasto orizzonte, la percezione di radici profonde, il senso di appartenere ad un ampio movimento culturale e, allo stesso tempo, la consapevolezza di rappresentare, all’interno di tale movimento, qualcosa di originale e di specifico, è ciò che vorrei condividere e comunicare con questo scritto. Il movimento culturale è quello della riscoperta del corpo, che sorge alla fine dell’Ottocento e ha ancora bisogno di essere studiato approfonditamente. Per fortuna, però, qualcuno nell’ambito della ‘storia culturale’ ne ha definito l’esistenza, si tratta di George L. Mosse (1918-1999), e qualcun’altra, Eugenia Casini Ropa, ne ha sostenuto l’importanza nel campo della storia delle pratiche espressivo-performative, in particolare, della danza.

Mosse è uno dei maggiori studiosi delle cosiddette componenti irrazionali della storia, e si capisce, quindi, perché sia stato proprio lui a individuare e a rendere visibile il movimento di riscoperta del corpo. Infatti, il corpo è stato considerato, nella modernità occidentale, il contraltare della mente razionale. E’ nel saggio ‘Sessualità e nazionalismo’ (1982) che inquadra la questione che ci interessa dedicandole un capitolo intitolato proprio ‘La riscoperta del corpo’, e la consegna alla coscienza collettiva, definendola: “una rivolta di uomini e di donne che riscoprivano i loro corpi come parte della ricerca dell’autentico dinanzi all’artificialità della vita moderna” (Ivi, p.53).

Casini Ropa coglie il messaggio e lo sviluppa nel suo saggio ‘Alle origini della danza moderna’ (1990): “La riscoperta del corpo è stata alla base di un vasto e complesso movimento che, a partire dalla fine del XIX secolo, ha attraversato le ideologie e le separatezze delle modalità espressive. Fenomeno trasversale e fondante, troppo facilmente allontanato e rimosso dalla riflessione critica e dall’analisi storica, ebbe uno sviluppo preminente nei paesi di cultura tedesca” (Ivi, p.81).

Già da tempo, nell’ambito della psicoterapia corporea, si fa riferimento al fatto che Reich venne a contatto, a Berlino, attraverso la sua importante e lunga relazione con una danzatrice assistente del maestro Rudolf Laban (1879-1958), con la ricerca sul movimento espressivo. Io suggerisco, ora, di allargare l’orizzonte storico-culturale e di osservare come la stessa ricerca sul movimento espressivo facesse parte di un fenomeno culturale molto più vasto che, iniziato alla fine dell’Ottocento, arriva fino ai giorni nostri, continuando ad assolvere una funzione di controbilanciamento della razionalità strumentale, che risponde soltanto alle domande: “Funziona?”, “Si vende?”. Noi bioenergetici/che contribuiamo, con la specifica creatività del nostro approccio, a questa funzione di controbilanciamento in un campo particolarmente delicato come è quello della psicoterapia.

Le caratteristiche fondamentali della ricerca sul movimento espressivo appartengono a tutto il movimento per la riscoperta del corpo e possono essere così riassunte: “In primo luogo la definizione di leggi ‘naturali’ del movimento che venivano riconosciute nel parallelismo (o equilibrio armonico), nell’opposizione e nella successione dei vettori dell’energia…seguita dall’individuazione dei tre elementi primari su cui fondare l’educazione del corpo: il respiro, il rilassamento e le tensioni muscolari.” (Ivi, p.87)

Inoltre, al corpo viene attribuita uguale dignità rispetto all’intelletto e all’anima: si afferma l’idea della connessione intima e necessaria di ogni movimento esteriore con un analogo moto interiore, che ne determina l’espressività; inoltre, il ritmo assurge al ruolo fondamentale di elemento in grado di collegare l’essere umano al moto universale e alla vita della natura, fuori e dentro di noi.

In questo alveo, prende forma la galassia delle pratiche corporee nelle sue varie declinazioni: le pratiche corporee politiche, come lo Jugendbewegung (il movimento giovanile tedesco) e la Lebensreform (la riforma della vita); le pratiche corporee espressivo-performative come la danza e il teatro moderni, nonché la pratica relativa all’uso della voce da parte di attori e cantanti; le pratiche corporee pedagogiche e sportive; le pratiche corporee curative, motorie e manuali; la pratica corporea psicoterapeutica.

Nel corso della ricerca sull’identità dell’analisi bioenergetica, che porto avanti ormai da diversi anni, ho scoperto questo ampio orizzonte di senso. In questa esplorazione, mi è parso di poter identificare tre fasi storiche del movimento per la riscoperta del corpo dal punto di vista della psicoterapia corporea: la prima fase va dalla fine dell’Ottocento ai primi decenni del Novecento, e comprende la fondazione della psicoterapia corporea da parte di Reich; la seconda fase corrisponde alla cosiddetta ‘stagione dei movimenti’ che comprende gli anni Sessanta e Settanta del secolo scorso, periodo in cui si è diffusa l’analisi bioenergetica ed è stata fondata la Siab (1978); la terza fase è quella odierna con la svolta emozionale-corporea negli approcci verbali e nelle neuroscienze.

Bibliografia e sitografia

Casini Ropa E. (1990). “Alle origini della danza moderna”. Bologna: Il Mulino.

Geloso L. (2017). Il progetto Reading Lowen (Leggere Lowen). Blog Siab.

Geloso L. (2018). Bioenergetica e teatro in dialogo. Blog Siab.

Lowen A. (1975). “Bioenergetica”. Milano: Feltrinelli, 1991.

Martelli S. (1999). “Sociologia dei processi culturali”. Brescia: La Scuola.

Mosse G.L. (1982). “Sessualità e nazionalismo”. Roma-Bari: Laterza, 2011.

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